Diversamente Liberi N. 100 Settembre-Dicembre
Quattro numeri in uno per questa centesima edizione di un mensile che ha il merito, non solo di essere sicuramente longevo, per un periodico nato in un carcere, ma di durare tanto anche per un giornale che, a suo modo, cerca di mettere insieme altre organizzazioni del volontariato e dell’associazionismo della provincia di Salerno creando una rivista di riflessione, di espressione, di liberazione e potremmo dire di “evasione” (legale, eh!), ma anche di denuncia: tutto in forma gradevole, interessante e, quando serve, documentata. Una rivista sempre dalla parte di chi ha meno voce per farsi sentire. Come dice Vitina Maioriello, la nostra direttrice, nell’editoriale, ci sono persone che risuonano grazie a questo giornale e che risuonano anche in questo numero magico e angelico, il 100. Centinaia sono stati i redattori che si sono succeduti in questi ormai più di otto anni all’interno dell’Icatt, decine i volontari che li hanno affiancati e sostenuti nell’imparare ad usare il linguaggio della scrittura e dell’argomentazione: fra essi meritevoli amici che vi si dedicano insieme a giovanissime studentesse e laureande, chi perché sceglie di liberare del tempo per questo, chi perché scommette anche sul proprio futuro. I racconti spesso autobiografici non mancano in questo numero, con l’augurio che il meglio debba ancora venire di Eugenio Pierri, con il proposito di sentirsi liberi nella parole di Francesco Marotta e con le poesie di Giuseppe Ferrer, con le favole d’amore e di vari tipi d’amore di Antonio Falco e Mario Menichini, che altrove ribadisce che a fianco della scrittura, la liberazione è anche nella lettura. E poi le riflessioni sul dolore di Adriano Marcello, ma anche i suoi pensieri sulla violenza giovanile, sull’eccesso dei ragazzi nell’uso del web da parte di Giovanni Capone, sui concetti di resilienza in una doppia riflessione: quella di Antonio Di Falco e quella della documentatissima Manuela Botticelli, che altrove ci ricorda che anche la radio fa 100 (anni): qui riflette sulla psicologia della comunicazione, altrove ci accompagna a conoscere dettagliatamente il fenomeno dello Stromboli e del vulcanesimo. E le fa eco, in altra parte del giornale, Fulvio Mesolella, che ci presenta uno studioso dei fenomeni terrestri come Giampaolo Giuliani, con la sua personale storia al servizio della forse possibile, sicuramente augurabile prevenzione dei terremoti. E poi abbiamo tanti altri aromi, con la “tazzulella” di caffè di Giovanni Pignieri e Laura Ruggiero, uno sguardo al passato e ai ricordi di un gelato insolito tramite una foto in bianco e nero, con Ivano Ciminari. Per uno sguardo sui luoghi d’arte accessibili a tutti, stavolta Benedetta Avagliano ci porta al Museo di Jago, nel borgo e nei luoghi recuperati e riaperti della Sanità. Un’altra occasione per sentirsi preziosi nel mondo esterno, per i detenuti di Eboli, è quella del volontariato nel Banco alimentare, raccontato da Achille Baia. E la triste rubrica dei numeri, in cui aumentano vertiginosamente i suicidi in carcere e perfino in Campania, curata da Carmine Lanaro. Ma non vanno dimenticati i volontari che, finora silenziosamente, ogni sabato si alternano a fianco dei detenuti, come Ilenia De Stefano e Antonello Gallone, insieme a molti di quelli menzionati in questa rassegna di articoli, racconti, sogni, speranze, testimonianze, idee a centinaia che rendono questo giornale meritevole di essere letto, su carta e online, ci auguriamo, ancora da altre centinaia di persone.
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